IL GATTO SELVATICO TORNA A POPOLARE I BOSCHI ITALIANI

Nel corso degli anni il gatto selvatico ha visto una drastica riduzione del proprio habitat naturale. Tale riduzione ha comportato una minaccia per la sua specie.

Negli ultimi anni, grazie alla ripresa delle aree boschive, il gatto selvatico sta tornando a popolare il territorio alpino italiano.

Caratteristiche del gatto selvatico

La prima caratteristica che identifica il gatto selvatico è la taglia. Un esemplare, infatti, può arrivare a pesare oltre 7 chili. A differenza del gatto domestico, che raramente raggiunge gli 80 centimetri, il gatto selvatico può arrivare anche a 120, coda compresa. La coda può variare tra i 20 e i 45 centimetri, è più folta e spessa e termina con una punta nera. Il manto è molto folto, di colore grigio-marrone sui fianchi, con una riga nera sul dorso e una striscia bianca sul petto. La punta del naso è sempre rosa. Il gatto selvatico è territoriale e solitario. Si nutre di topi e altri piccoli animali, che caccia prevalentemente di notte.

Dove vive il gatto selvatico

Dal latino “felix silvestris”, ovvero “gatto dei boschi”, il gatto selvatico popola le aree boschive di buona parte d’Italia, Francia, Germania, Scozia, Turchia e Spagna. Fino al secolo scorso era presente in tutta Italia. Negli ultimi anni, invece, lo si trova nell’arco alpino del settore friulano e bellunese e sulla catena appenninica in Sicilia e Sardegna.

Le cause della riduzione del suo habitat

In quanto animale carnivoro, il gatto selvatico è considerato nocivo dagli agricoltori, anche se si nutre di roditori e non danneggia le attività umane. La frammentazione degli habitat, l’esposizione a sostanze chimiche agricole tossiche e l’ibridazione con il gatto domestico costituiscono una minaccia per il gatto selvatico.

L’inversione di rotta

E’ recente la notizia dell’avvistamento di un esemplare di gatto selvatico ai piedi delle Pale di San Martino, in Primiero. Si tratta di un segnale positivo che fa ipotizzare un’espansione della specie anche nel Veneto settentrionale. Lo spopolamento delle montagne a partire dal secondo dopoguerra, l’aumento delle aree boschive e delle foreste e, infine, una maggiore tutela di questi esemplari minacciati dagli anni Settanta, hanno consentito un aumento dell’habitat del gatto selvatico. Il suo ritorno nei boschi è un segnale di resilienza dell’ecosistema alpino.

Come favorire il ripopolamento del gatto selvatico

Per favorire un progressivo ripopolamento dei boschi da parte del gatto selvatico, è necessaria la creazione di corridoi per il passaggio della fauna selvatica. Ciò permetterebbe di evitare spiacevoli incidenti e, inoltre, l’ibridazione con i gatti comuni, che causa un’alterazione del patrimonio genetico dei felini selvatici.

Il ritorno del gatto selvatico nelle Alpi sottolinea l’ipotesi di una tolleranza e convivenza tra uomo e animale e testimonia la prosperità dell’ecosistema alpino. Per questo è importante continuare l’opera di tutela degli animali selvatici come il gatto e studiarne i comportamenti, come già sta facendo il WWF.